Per quanto tempo ancora si potrà far finta di niente? I tempi stanno cambiando ed è possibile che in futuro l’ottico sia sempre più obbligato a rispettare le limitazioni del regio decreto del ’28. E’ il momento, per chi vuole praticare l’optometria ma non ha né laurea né diploma, di intraprendere un corso di formazione che lo conduca ad acquisire una certificazione in optometria. Avere tale certificazione potrebbe essere in futuro una protezione per poter esercitare con relativa tranquillità la professione.
In più, seguire un corso serio, dove si deve studiare e dove si può fare pratica clinica consente all’ottico di acquisire conoscenze, competenze ed abilità che lo faranno distinguere e soprattutto riconoscere come professionista esperto della visione e del comfort visivo, della correzione ottica e delle lenti a contatto. Un valore aggiunto di non poco conto in un mercato dove la competizione non può certo essere basata sul prezzo, e solo la qualità del servizio e la completezza delle prestazioni possono aiutare a consolidare il proprio centro ottico come punto di riferimento certo per i cittadini con problemi di vista.
L’avvio dei corsi di laurea in ottica e optometria non ha portato fino ad oggi ad avanzamenti nel riconoscimento della figura professionale, anche se le cose sono certamente destinate a cambiare in futuro. Ha però scompaginato il mondo dell’optometria italiana mettendo sul mercato optometristi che hanno una formazione certificata da strutture universitarie e che vogliono sia riconosciuto il loro ruolo professionale, distinto da quello dell’ottico. Tale richiesta non è diversa da quella che per anni ha pervaso il nostro settore ed è stata portata avanti da persone e associazioni che rivendicano ancora oggi la distinzione tra ottici e optometristi. Una distinzione che, oltre ad essere nelle cose, sembra finalmente essere accettata nelle idee, tanto da dare via libera alla realizzazione del progetto TiOptO e del Registro in Optometria e Ottica.
La richiesta di riconoscimento del ruolo dell’optometrista trova una perfetta complementarietà con le sentenze della Suprema Corte di Cassazione, delle quali riportiamo di seguito alcuni stralci.
“… Va precisato, infatti, che l'attività di misurazione della vista effettuata dall'optometrista non può essere confusa con l'attività propria dell'ottico”.
“….l'attività di misurazione della potenza visiva e la prescrizione di lenti, non costituiscono attività professionali riservate al medico oculista, ma sono attività proprie dell'esercizio dell'optometria, non implicando una diagnosi medico-oculistica”.
“ … Di conseguenza non può considerarsi preclusa all'optometrista l'attività di misurazione della vista, e di apprestare, confezionare e vendere - senza preventiva ricetta medica - occhiali e lenti correttive non solo per i casi di miopia e di presbiopia, ma - al contrario dell'ottico - anche nei casi di astigmatismo, ipermetropia ed afachia”.
“ … debbono ritenersi lecite una mera attività di rilevazione e misurazione strumentale, ancorché effettuata con mezzi sofisticati, come pure una semplice attività di ginnastica oculare”.
Le sentenze della Suprema Corte di Cassazione, l’avvio dei corsi di laurea e il progetto del Registro in Optometria e Ottica stanno dunque cambiato le carte in tavola. Il regio decreto avrà sempre più valore. E potrebbe accadere che i NAS abbiano sempre più lavoro; la recente campagna di controlli effettuata in molte regioni italiane è stata “stimolata” dagli oculisti, con argomenti da molti giudicati faziosi e, alla luce delle sentenze suddette, poco sensati, ma deve mettere in guardia su altre possibili iniziative del genere. E’ il momento di conseguire il diploma di optometria, studiando con docenti preparati e aggiornati, in scuole note per la loro storia e la loro serietà. Chi in futuro vuole praticare l’optometria senza patemi d’animo non aspetti troppo!
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