Tesi optometria 17 luglio 2015


La sessione di Tesi in Optometria svolta a Vinci venerdì 17 Luglio 2015 ha visto protagonisti ben 18 candidati provenienti da diversi corsi di Optometria attivati dall’IRSOO in sede e fuori sede.

Di seguito l’elenco dei diplomati:

  • Brotza Andrea, Mascheroni Gianmarco, Pilloni Giulia, Ravalli Giulia e Saija Giuseppe del corso di optometria annuale a.s. 2014/2015;
  • Di Leo Donata del corso di optometria annuale a.s. 2013/2014;
  • Mousafeiropoulou Zacharoula del corso di optometria annuale a.s. 2012/2013;
  • Fattori Leonardo e Vassili Chiara, del corso di optometria biennale di Vinci aa.ss. 2012/2013/2014;
  • Baroffio Maria Chiara, Bosetti Arialdo, Cantù Francesco, Di Girolamo Ciro, Pindilli Maria Regina, Pomaré Montin Carlotta e Ziglioli Elsa del corso di optometria biennale di Milano aa.ss. 2012/2013/2014.
  • Figuccia Manuel e Galeotti Giancarlo, del corso di optometria biennale di Vinci aa.ss. 2009/2010/2011.

La Commissione di tesi era composta dai docenti Bernardoni Alberto, Boccardo Laura, Facchin Alessio Pietro, Fossetti Alessandro, Franceschi Edoardo, Lucarini Giampaolo, Migliori Giuseppe e Sostegni Paolo. Alla comunicazione dell’esito ai candidati, il Dr. Fossetti, direttore dell’Istituto e presidente della commissione, ha consegnato ai diplomati il distintivo dell’IRSOO come segno di benvenuto nella comunità degli optometristi italiani.
Una particolare nota di merito va a due dei candidati, Carlotta Pomaré Montin e Giuseppe Saija, che hanno conseguito rispettivamente le votazioni 110/110 e 110/110 con lode.

Di seguito i brevi sommari delle tesi discusse:

  • BROTZA ANDREA, MASCHERONI GIANMARCO, PILLONI GIULIA
  • Titolo della tesi: “Warpage corneale indotto da porto giornaliero di due lenti a contatto differenti”.
    Relatore: Carlo Falleni.

    Obiettivo: Valutare il warpage corneale indotto dall’uso giornaliero di due lenti a contatto morbide differenti.
    Metodi: Sono stati selezionati 8 portatori in base a determinati criteri, quali: acuità visiva rilevata per lontano e vicino uguale o superiore a 0,0 logMar, assenza di patologie oculari, cornee curve aventi un meridiano inferiore a 7,45 mm e cornee piatte aventi un meridiano superiore a 8,00 mm. Tutti i portatori hanno utilizzato una lente a contatto Coopervision Proclear (Hi) e una Alcon Night & Day (Si-Hi), ognuna per ciascuno dei due occhi, casualmente selezionati, per un porto giornaliero di 12 ore durante 15 giorni. Per la rilevazione dei parametri è stato utilizzato un Topografo Antares CSO, e sono state effettuate per ogni singolo occhio 5 topografie in tre fasi, pre-porto, monitoraggio e post-porto. Sono stati presi in analisi per la valutazione del warpage i parametri di Root Mean Square (RMS), Asfericià (e) a 6,00 mm, Irregolarità di Curvatura (I.C.) e media dei gradi periferici (M.G.P.).
    Risultati: 7 degli 8 portatori hanno completato lo studio. Tra i 7 portatori, 14 occhi, è stata riscontrata la presenza di modesto warpage corneale in un solo occhio. La lente a contatto Proclear ha introdotto maggiori cambiamenti su RMS (-6,92%), la lente Night & Day ha apportato modifiche significative su I.C. (30,27%).

  • SAIJA GIUSEPPE
  • Titolo della tesi “Impieghi della sovratopografia e aberrometria con lenti a contatto morbide multifocali”.
    Relatore: Carlo Falleni; correlatore: Giuseppe Migliori.
    Votazione conseguita: 110/110 e lode.

    Scopo: Evidenziare i vantaggi relativi all’impiego della sovratopografia e aberrometria in un’applicazione di lenti a contatto multifocali. Analisi e valutazione delle variazioni topografiche e aberrometriche in funzione del decentramento della zona ottica della lente a contatto prendendo come riferimento la linea di sguardo. Valutazione della variazione della componente aberrometrica tra fase antecedente e successiva all’applicazione. Valutazione di quanto il decentramento e le aberrazioni incidono sull’acuità visiva.
    Materiali e metodi: 57 soggetti, di cui 26 femmine e 31 maschi, di età compresa fra 19 e 31 anni, età media 24,7. Per ogni soggetto è stato esaminato l’occhio destro. Tra gli esami preliminari è rientrata la valutazione dell’angolo lambda. Nella fase precedente all’applicazione della lente a contatto sono state eseguite sei acquisizioni topografiche e sei acquisizioni aberrometriche, dopo aver valutato e registrato l’acuità visiva in unità logaritmiche. Nella fase successiva all’applicazione della lente a contatto sono state eseguite nuovamente sei acquisizioni topografiche e sei acquisizioni aberrometriche ed è stata nuovamente rilevata l’acuità visiva.
    Risultati: L’analisi statistica non ha consentito di individuare una relazione fra decentramento della lente rispetto al diametro corneale e decentramento della zona ottica rispetto al centro pupillare rilevati con la sovratopografia. La variazione dell’aberrazione sferica tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa sia nei casi in cui la lente risultava centrata (p=0,0001), sia quando risultava decentrata (p=0,0012), e non si è registrata una relazione lineare fra le due fasi. La variazione del coma verticale tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa solo quando la lente risultava decentrata (p=0,0202) e in entrambe le condizioni, lente centrata e decentrata, si è registrata una relazione lineare tra le due fasi. La variazione del coma orizzontale tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa in entrambe le condizioni (p<0,05) ed una lieve relazione lineare si è registrata solo nella condizione in cui la lente appariva decentrata. La variazione dell’acuità visiva tra la fase precedente e successiva all’applicazione è risultata essere statisticamente significativa (p=0,0001), ma non si è registrata nessuna relazione lineare quando è stata messa in relazione alle variazioni delle componenti aberrometriche, sia quando la lente risultava centrata, sia quando risultava decentrata.

  • DI LEO DONATA
  • Titolo della tesi “Nuove geometrie di lenti a contatto morbide per cheratocono”.
    Relatore: Giampaolo Lucarini.

    Scopo del lavoro è stato di esporre tre recenti geometrie di lac morbide, progettate per compensare diverse tipologie di cheratocono: ectasie in tutte le fasi; cheratocono avanzato e cornee molto irregolari, come il cono decentrato e per la degenerazione marginale pellucida. Analizzando diversi casi clinici, diversi sia per tipologia di cheratocono e sia per storie cliniche, la candidata si è proposta di mettere a confronto i design, i vantaggi e gli svantaggi delle applicazioni, sia dal punto di vista tecnico che clinico e le loro performance, valutando se effettivamente le nuove tecnologie stiano compiendo o meno passi in avanti nell’ottimizzare il fitting di lenti a contatto morbide per cheratocono, offrendo massimo comfort e alta qualità della visione. Certo, la scelta di applicare lenti a contatto rigide resta sempre la scelta d’eccellenza, ma diversi sono i disagi che, su alcuni pazienti, quest’ultime producono. Le lenti morbide di progettazione possono essere una valida alternativa, migliorando la qualità della visione di chi purtroppo non trova adeguato comfort e massima soddisfazione dalle classiche lenti rigide.

  • MOUSAFEIROPOULOU ZACHAROULA
  • Titolo della tesi “Gestione e compensazione ottica del cheratocono attraverso l’uso di diverse tipologie di lenti a contatto”.
    Relatore: Edoardo Franceschi.

    La tesi si proponeva di analizzare diversi modi applicativi e correttivi di diverse modalità di lenti a contatto per la correzione del cheratocono. È costituita da otto capitoli principali. La prima parte è stata dedicata all’ottica e alla fisiologia del cheratocono, con particolare riguardo alle aberrazioni oculari e ai rilevamenti strumentali. Nella seconda parte vengono analizzati i principi applicativi dei diversi tipi di lenti a contatto per la correzione ottica nei casi del cheratocono: lenti a contatto morbide, sferiche o toriche, morbide per cheratocono, rigide gas permeabili corneali, ibride con centro rigido e periferia morbida e lenti sclerali. E’ stato presentato poi un caso clinico nel quale sono state applicate diverse tipologie di lac: morbida spessorata per cheratocono, rigida gas permeabile corneale, sclerale, morbida con ottica asimmetrica, discutendo poi i vantaggi e svantaggi delle diverse soluzioni.

  • PINDILLI MARIA REGINA
  • Titolo della tesi “Ortocheratologia e controllo della progressione miopica”.
    Relatore: Alessandro Fossetti.

    L’insorgenza della miopia e la sua progressione è una condizione che si verifica sempre più frequentemente in tutto il mondo con una maggiore incidenza nei paesi industrializzati e in particolare in quelli dell’estremo oriente.
    Contrariamente a quanto molti credevano, cioè che la principale responsabile della progressione miopica fosse l’attività visiva prossimale, da recenti studi è emerso che questa correlazione non è scientificamente provata ed è ancora oggetto di indagine.
    Indipendentemente da quale sia la causa, diventa importante far fronte a questo fenomeno introducendo alcune strategie di controllo e prevenzione, ovvero tutti quei metodi mediante i quali si può prevenire lo sviluppo della miopia e, nel caso in cui si sia già verificata, rallentarne o addirittura bloccarne l’avanzamento.
    Nella review sono stati analizzati i diversi metodi di compensazione della miopia, mettendoli a confronto dal punto di vista della loro efficacia per il controllo della progressione miopica. Sono stati riportati gli studi più rilevanti effettuati negli ultimi anni da ricercatori di tutto il Mondo. Di tutti i metodi utilizzati nei diversi studi, è stato individuato quindi quello più vantaggioso per il trattamento della miopia e ne sono stati analizzati i benefici in termini di rallentamento della progressione miopica.

  • RAVALLI GIULIA
  • Titolo della tesi “Confronto tra misure della disparità di fissazione e della foria associata rilevate con strumenti diversi”.
    Relatore: Paolo Sostegni.

    Scopo: Rilevare e confrontare le forie associate (FA) orizzontali e verticali con il Disparometro di Sheedy e il Tablet VisionApp. Rilevare le curve di disparità (CDF), confrontarle con quelle presenti in letteratura e valutare la correlazione con la sintomatologia rilevata nei soggetti del gruppo di studio mediante questionari psicometrici.
    Materiali e metodi: 66 studenti di età compresa tra i 19 e i 32 anni, con AV di almeno 10/10 (max 1/10 di differenza tra un occhio e l’altro), senza soppressione e con stereopsi minima di 100’’, sono stati sottoposti a compilazione di tre questionari psicometrici (CISS, scheda pre esame MCH e COVD QOL) e misurazione delle curve di disparità, delle forie associate e della disparità di fissazione con il Disparometro di Sheedy e delle sole forie associate orizzontali e verticali con il tablet VisionApp.
    Risultati: Le percentuali di tipologie di curve registrate sono: I tipo 45%, II tipo 38%, III tipo 15% e IV tipo 2%. Sono stati rilevati 37 soggetti con exodisparità media di -4±3’, 21 con esodisparità media di 3±1’ e 8 con DF=0. L’analisi della varianza della FA orizzontale con i due strumenti restituisce un valore p=0,94 e della FA verticale p=0,75. Lo studio statistico effettuato tramite questionari riporta molti più soggetti asintomatici, indipendentemente dalla tipologia di curva di disparità di appartenenza.
    Conclusioni: Le percentuali di CDF rilevate in questo studio si sono mostrate coerenti con quelle presenti in letteratura. L’analisi statistica della DF ha fatto rilevare più exodisparità che esodisparità, al contrario di uno studio precedente. Le misure delle FA hanno mostrato poca correlazione tra i due test, probabilmente dovuta alla strutturazione differente dei blocchi fusionali e alla tipologia di esecuzione dei test (il disparometro al forottero, il tablet a campo visivo libero). Si è pertanto concluso che le misure di uno strumento non possono essere normative per l’altro. I questionari psicometrici hanno invece mostrato scarsa correlazione con le tipologie di curve di appartenenza dei soggetti esaminati.

  • CANTU’ FRANCESCO, POMARE’ MONTIN CARLOTTA
  • Titolo della tesi “Confronto e ripetibilità a breve termine di tre tecniche di misurazione delle eteroforie”.
    Relatore: Alessio Pietro Facchin.
    Votazione conseguita da Pomarè Montin: 110/110.

    Scopo: Comparazione di tre metodi soggettivi largamente utilizzati nella pratica clinica nel rilevamento dello stato eteroforico. Sono state valutate la ripetibilità interna dei test e le differenze tra i metodi, con le possibili tendenze dei risultati. Le valutazioni sono state effettuate alla luce di quanto pubblicato precedentemente sull’argomento, rilevando similitudini o possibili differenze.
    Materiali e metodi: 48 soggetti sono stati sottoposti a tre test: Von Graefe, Maddox e Facchin Foria Card per lontano e per vicino. Per valutare la ripetibilità a breve termine, ogni test viene effettuato per tre volte. Utilizziamo una sequenza randomizzata con tutte le possibili combinazioni di presentazione dei test per evitare influenze tra uno e l'altro. Von Graefe e Maddox vengono rilevati con forottero, Facchin Foria Card con occhialino di prova.
    Risultati: Buona la ripetibilità di tutti i test da lontano e da vicino. Nel confronto fra i test da lontano, il Von Graefe mostra i risultati con tendenza più exoforica, la Foria Card fornisce dei risultati simili e il Maddox significativamente più eso. Da vicino il Von Graefe continua a fornire i dati più exoforici. In questo caso il Maddox fornisce valori con tendenza simile.
    Conclusioni: I test possono anche essere eseguiti una sola volta perché hanno una ripetibilità molto buona. Da lontano il metodo di dissociazione influisce sulla tendenza dei risultati. Il Von Graefe risulta essere il meno attendibile dei tre. Da vicino l’accomodazione sembra giocare un ruolo strategico, meglio controllata con occhialino. Facchin Foria Card con occhialino sembra fornire dati più neutrali senza una particolare tendenza.

  • FATTORI LEONARDO
  • Titolo della tesi “Effetto della sequenza psicometrica nella determinazione delle riserve nelle vergenze fusionali”.
    Relatore: Edoardo Franceschi.

    Introduzione – E' noto che le vergenze fusionali sono sensorialmente correlate in modo sinergico con i processi identificativi, in primis la funzione accomodativa, regolata dal SNA (sistema simpatico e parasimpatico). Tale correlazione diretta implica la presenza di un rapporto di relazione tra questi sistemi. Quando si misurano le riserve fusionali la procedura comunemente accettata nella clinica optometrica è quella di rilevare prima le riserve fusionali negative e poi quelle positive. La ragione di tale pratica è data dalla supposizione che se si determina prima la convergenza il maggiore tono accomodativo richiamato porta il sistema visivo verso un adattamento significativo che può alterare negativamente la misura delle riserve in divergenza. L'obbiettivo di questo studio è quindi quello di misurare accuratamente le vergenze in entrambe le direzioni per determinare se l'ordine in cui vengano rilevate possa alterarne i risultati.
    Metodi - Trenta soggetti di età compresa trai 19 e i 29 anni sono stati sottoposti ai test della misurazione delle vergenze. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi, A e B, di 15 persone in modo casuale. Nel primo gruppo (A) sono state misurate per prime le vergenze fusionali negative, in seguito quelle positive. Il giorno successivo alla stessa ora e alle stesse condizioni ambientali sono state fatte le stesse misurazioni con ordine inverso. Analogamente anche nel gruppo B sono state misurate le vergenze fusionali, ma seguendo l'ordine opposto del gruppo A. Sì è proceduto quindi prima con le riserve fusionali positive, poi con le negative. A distanza di un giorno si è proceduto al contrario.
    Risultati - I valori delle vergenze fusionali negative sono significativamente più bassi se misurati successivamente alle vergenze fusionali positive. Tale dato riguarda sia il punto di rottura che il punto di recupero. I valori delle vergenze fusionali positive invece non cambiano in modo significativo sia nel punto di recupero sia nel punto di rottura.
    Conclusioni - La misura delle vergenze positive eseguita prima di quella delle vergenze negative influenza in modo significativo i valori della misurazione. Pertanto se non si vuole incorrere in questo tipo di alterazione dei risultati è consigliato procedere prima nella misurazione delle vergenze negative e poi in quelle delle positive.

  • ZIGLIOLI ELSA, BOSETTI ARIALDO
  • Titolo della tesi “Screening visivi e prevenzione: l’esperienza optometrica presso l’Istituto scolastico Madonna della neve di Adro”.
    Relatore: Silvio Maffioletti.

    Assistiti dal prof. Silvio Maffioletti e dal prof. Alessio Facchin, la candidata Ziglioli ed il compagno di corso Bosetti, hanno organizzato ed effettuato un approfondito screening visivo ad alunni frequentanti il primo anno della scuola primaria presso l’Istituto “Madonna della Neve” di Adro, in provincia di Brescia. La tesi è il frutto di questo lavoro, svolto tra il 2 e il 5 dicembre 2014, nel quale sono stati somministrati dodici test optometrici a un campione di 73 alunni di età compresa tra i 5 e i 6 anni.
    Nella prima parte si tratta dell’importanza delle abilità visive e delle capacità richieste al bambino al fine di un’efficiente lettura, per focalizzare poi l’attenzione sul ruolo della struttura scolastica nella visione del bambino: l’importanza di una buona illuminazione, l’impugnatura della penna, l’adozione di una corretta postura grazie a banchi ergonomici, la disposizione in aula più consona, così come suggerito nel progetto “Bimbo visione” di Federottica.
    Si passa poi ad elencare nello specifico i dodici test effettuati. Essi vengono raggruppati in tre gruppi: test dell’integrità visiva (AVL, AVV, HRR), test dell’efficienza visiva (PPA, PPC, DEM test, TNO, Nsuco test, Cover/Uncover Test), test dell’elaborazione visiva (Beta Test, impugnatura della penna, modalità di scrittura). L’attenzione dei candidati si è focalizzata sui test inerenti al gruppo dell’integrità visiva e dell’elaborazione visiva.
    Confrontando i risultati dei test effettuati si sono riscontrate affinità. Nell’ultimo paragrafo si prendono in considerazione alcuni esercizi e accorgimenti finalizzati all’ottenimento di una miglior efficienza visiva.

  • BAROFFIO MARIA CHIARA
  • Titolo della tesi “Lettura e filtri colorati: scienza e pseudoscienza?”.
    Relatore: Alessio Pietro Facchin.

    Tra i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che interessano alcune abilità nell’apprendimento scolastico, l’abilità di lettura (dislessia), quella di scrittura (disgrafia e disortografia), e quella di calcolo (discalculia) la candidata si è rivolta all’analisi delle caratteristiche della dislessia e al possibile uso di filtri colorati per il suo trattamento, come indicato da Helen Irlen. Viene rivista buona parte della letteratura sull’argomento, per arrivare alla conclusione che una valutazione completa sulla materia è quantomeno difficile, essendo impossibile comprendere appieno il meccanismo di funzionamento dei filtri colorati. Peraltro a sostegno della teoria Irlen è possibile rinvenire una letteratura pressoché aneddotica e poco scientifica. Irlen ha costruito intorno a sé un vero e proprio muro di chiusura verso qualsiasi approccio di natura scientifica, forse conscia del fatto che alla base del suo metodo erano pochi i fondamenti solidi. Visti i risultati principalmente negativi o dubitativi nelle diverse ricerche, unite al fatto che i risultati positivi sono mostrati solo da ricerche dell’inventore Irlen e di un convinto sostenitore del metodo, e la mancanza di un chiaro meccanismo di azione, è molto più adeguato definire (ad oggi) l’utilizzo dei filtri colorati come pseudoscienza.

  • DI GIROLAMO CIRO
  • Titolo della tesi “Valutazione dei filtri colorati su un testi di lettura e soppressione”.
    Relatore: Alessio Pietro Facchin.

    Lo scopo di questo lavoro sperimentale è stato quello di indagare l'incidenza di filtri colorati durante la lettura di un testo, verificare se l'uso dei filtri colorati potesse migliorare l’efficienza. Durante uno screening visivo effettuato su 101 studenti appartenenti alla scuola primaria delle cinque classi elementari, sono stati scelti 76 studenti e suddivisi in due gruppi da 36 allineati tra ametropi ed emmetropi. Questi due gruppi sono stati i soggetti del lavoro sperimentale.
    L'indagine è stata effettuata utilizzando il test di valutazione della soppressione oculare. Sono stati tenuti in considerazione due fattori per determinare dei valori sui quali fare delle valutazioni: tempo di lettura e errori di lettura effettuati leggendo lo stesso testo prima senza filtro colorato e poi con filtro colorato. I risultati rivelano che l'uso di un filtro colorato durante la lettura sostanzialmente non migliora la capacità di lettura né in termini di tempo né in termini di errori lettura sillabe. Se per il gruppo degli ametropi il miglioramento risulta essere molto basso pari al 5,78%, assolutamente relativo e insignificante risulta essere per il gruppo emmetropi 0,96 %. Le criticità di questo lavoro possono essere: l'utilizzo dello stesso testo per la prima e seconda lettura, la vicinanza in termini di tempo dalla prima alla seconda lettura, la mancanza di un criterio scientifico per la scelta del colore del filtro.
    Il risultato dell’indagine porta alla conclusione che i filtri colorati non apportano nessun miglioramento durante la lettura di un testo. Aldilà di questo lavoro, ad oggi la comunità scientifica è molto scettica sulla bontà e validità dell'uso dei filtri colorati. Scetticismo che nasce soprattutto dalla mancanza di una base scientifica/fisiologica sulla quale poggiare la spiegazione dei benefici nell'usarli.

  • VASSILI CHIARA
  • Titolo della tesi “Utilizzo di un questionario psicometrico per la valutazione della qualità visiva dopo il trattamento”.
    Relatore: Laura Boccardo.

    Lo scopo del lavoro è quello di mettere in correlazione le aberrazioni indotte dal trattamento di ortocheratologia, studiate attraverso l’uso della topografia corneale, e la qualità soggettiva della visione, valutata mediante l’uso di questionari psicometrici.
    Lo studio è stato condotto su un campione di quindici pazienti (otto femmine e sette maschi) di età compresa fra gli 11 e i 29 anni (media 20 ± 9). Questi presentavano prima del trattamento un errore refrattivo sferico medio di -3.625 D ± 2.375 ed un astigmatismo medio di 0.50 D ± 0.50. Il trattamento ortocheratologico è stato efficace nel correggere la miopia dei pazienti, che si presentavano alla visita di controllo sostanzialmente emmetropizzati (errore refrattivo medio post trattamento: 0,00 D ±0,25) e con un’acuità visiva elevata (min 10/10; max 15/10). Le aberrazioni corneali sono state ottenute tramite il software di analisi del topografo Antares (CSO). I sintomi soggettivi sono stati valutati tramite il questionario QoV (Quality of Vision), sviluppato da McAlinden e colleghi nel 2010. Il questionario è in grado di valutare la frequenza, la gravità e il fastidio legato ai sintomi visivi. Le aberrazioni totali (OPD) dopo il trattamento sono mediamente 0,96±0.53. L’aberrazione di valore più elevato è l’astigmatismo (0,99±1.84), seguito dall’aberrazione sferica (0,42±0.15) e dal coma (0,41±0.29). Complessivamente i pazienti lamentano maggiori sintomi per quanto riguarda la presenza di aloni e raggi luminosi intorno alle luci, mentre i sintomi minori riguardano la visione doppia, la distorsione e la fluttuazione delle immagini.
    L’analisi dei risultati non manifesta una correlazione significativa fra i sintomi soggettivi e le aberrazioni corneali indotte dal trattamento ortocheratologico. Non è presente neppure una correlazione fra i sintomi e l’entità della miopia corretta. Invece è presente una certa correlazione con l’età dei soggetti esaminati. Questo risultato suggerisce che dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su altri fattori, come quelli ambientali e/o comportamentali, se vogliamo davvero comprendere la soddisfazione delle persone sottoposte a questo tipo di trattamento.

  • FIGUCCIA MANUEL, GALEOTTI GIANCARLO
  • Titolo della tesi “Cooper Vision Proclear 1 Day Multifocal: valutazione delle linee guida applicative”.
    Relatore: Alberto Bernardoni.

    Come spiegano i candidati: “Lo scopo di questo lavoro di ricerca è stato quello di verificare la procedura e le linee guida per la corretta applicazione fornite dall’azienda produttrice di una lente a contatto per la correzione della presbiopia”. In particolare si voleva valutare in che percentuale le linee guida possono portare veramente all’applicazione definitiva, senza modifiche nella correzione individuata. Lo studio è stato fatto su di un campione di pazienti selezionati soprattutto in base alle motivazioni per il porto e quindi all’interesse suscitato in essi da questa modalità di correzione, finora mai provata. Oltre alla misura dell’AV sono stati rilevati i valori di stereopsi e AV a basso contrasto (test EKW di Weiss), e velocità di lettura (Radner) con le diverse tipologie di lenti applicate. Inoltre è stato usato un questionario per valutare il comfort soggettivo dei portatori. Ai soggetti dello studio venivano applicate lenti progressive (Proclear 1day multifocal) secondo la procedura consigliata dall’azienda; dopo i controlli della performance visiva e la compilazione del questionario si decideva se lasciare la coppia di lenti provata o se applicare eventuali modifiche individuate con i controlli visivi. I risultati ottenuti sembrano degni di attenzione, sebbene la bassa numerosità del campione non consenta di giungere a conclusioni definitive. Un approfondimento del tema, con un gruppo sperimentale più ampio, sarebbe auspicabile. I candidati considerano questo lavoro come l’inizio di un percorso da ampliare nel corso del tempo e della pratica ambulatoriale.



    1° sessione: Saija, Mascheroni, Pilloni, Brotza, Di Leo, Pindilli, Mousafeiropoulou









    2° sessione:Ravalli, Pomaré Montin, Cantù, Ziglioli, Bosetti, Fattori









    3° sessione: Galeotti, Figuccia, Di Girolamo, Baroffio, Vassili


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