Il 21 e 22 gennaio si è tenuto a Firenze il congresso SOPTI su “Miopia: gestione interdisciplinare e procedure di buona pratica in optometria”. Il lavoro del comitato scientifico e del consiglio direttivo è stato premiato da una risposta entusiasta da parte dei colleghi, sia in termini numerici, sia di partecipazione e attenzione agli argomenti trattati. Il tema della miopia è stato sviluppato in modo interdisciplinare, con interventi optometrici e oftalmologici, che hanno abbracciato l’epidemiologia, le possibilità di prevenzione e controllo della progressione miopica, le opzioni correttive e le complicanze di un difetto refrattivo in crescente diffusione fra le generazioni più giovani. Il congresso SOPTI si è dimostrato anche quest’anno un valido momento di incontro e confronto fra scienza e clinica: la clinica deve suggerire alla scienza gli ambiti di ricerca e, allo stesso tempo, la scienza può indicare al clinico linee di comportamento e di intervento basate su effettive prove di efficacia.
La prima parte del convegno si è focalizzata sul più ampio tema della responsabilità professionale. Partendo da una riflessione sul ruolo di ogni elemento della società nella promozione della salute e nella prevenzione dei problemi visivi, è stata illustrata la necessità e l’utilità di adottare anche in optometria delle modalità condivise di buona pratica, basate sull’evidenza scientifica. Sono stati portati vari esempi di applicazione di questi principi nella gestione delle persone miopi, per esempio nella pseudomiopia e nei bambini in progressione miopica. Inoltre sono state descritte due diverse esperienze di indagine visiva nelle scuole dell’infanzia e primarie, organizzate al fine di segnalare precocemente alle famiglie eventuali situazioni a rischio e, contemporaneamente, raccogliere importanti dati epidemiologici sullo sviluppo oculare nei bambini.
Nel pomeriggio della domenica è intervenuto l’on. Federico Gelli, relatore della Legge 24/2017 in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie. Gelli ha ribadito come la sicurezza delle cure sia parte costitutiva del diritto alla salute e come tutti i professionisti coinvolti possano collaborare alla gestione degli inevitabili rischi. Sullo stesso tono anche l’intervento di Rosaria Boldrini, direttrice dell’ufficio per la vigilanza sui dispositivi medici presso il Ministero della Salute. La loro presenza al convegno di un’associazione optometrica deve far riflettere su quello che potrebbe diventare il ruolo dell’optometrista nell’ampio ambito dei professionisti che si occupano della salute.
I lavori sono poi proseguiti con una serie di relazioni sugli aspetti più oftalmologici della miopia: la chirurgia refrattiva e della cataratta, le complicanze patologiche della miopia elevata, il controllo della progressione miopica con tecniche farmacologiche e le tecniche diagnostiche. La giornata del lunedì ha visto protagoniste le lenti a contatto, con relatori che hanno presentato lavori di revisione della letteratura, studi di ricerca ed esperienze cliniche. L sessione free papears è stata un’occasione per ascoltare anche relatori più giovani e alle loro prime esperienze in pubblico: il livello e il rigore delle loro presentazioni fa ben sperare sul futuro della nostra professione. La sessione poster comprendeva nove lavori scientifici (http://www.sopti.it/poster-scientifici-convegno-sopti-2018-miopia-a-firenze/): il premio per il miglior poster è andato al gruppo di lavoro di Alessio Facchin e Silvio Maffioletti con uno studio sul rapporto fra acuità visiva e affollamento nell’età scolare. I lavori congressuali si sono conclusi con due seminari: uno sul rapporto fra disparità di fissazione e miopia e l’altro, più contattologico, sulla gestione dei casi irrisolti. Il dettaglio delle relazioni e dei relatori è consultabile sul sito SOPTI (http://www.sopti.it/wp-content/uploads/2018/01/Abstract-Relazioni-Miopia-a-Firenze-2018.pdf).
L’IRSOO ha partecipato attivamente ai lavori del convegno con i suoi docenti e una rappresentanza di neodiplomati, una lunga lista che comprende personaggi noti e meno noti, ma non per questo meno interessanti, del panorama optometrico italiano. Manca qui lo spazio per riportare tutti i contributi dei nostri collaboratori, ex allievi e studenti. Di particolare rilievo, in un contesto italiano avaro di attività nel campo della ricerca optometrica, costretto a guardare ai lavori sperimentali che si svolgono negli altri paesi, la presentazione delle attività di ricerca che da qualche anno si svolgono nel Centro della scuola di Vinci. Come esempi possiamo citare gli interventi di Carlo Falleni e di Alessandro Fossetti. Il primo sulle indagini optometriche effettuate dagli studenti del terzo anno del corso IRSOO, quello che porta al rilascio di un diploma di optometria, presso le scuole primarie dei comuni di Vinci (FI) e Cerreto Guidi (FI); Falleni ha presentato i risultati dei primi tre anni di attività, indirizzata alla misura delle dimensioni oculari e al loro sviluppo durante gli anni della scuola primaria. Il secondo sui lavori sperimentali dedicati alla misura della refrazione periferica in soggetti miopi trattati con diverse modalità, e in particolare sui risultati delle misure su diverse tipologie di lenti progressive, variabili per design e entità dell’addizione, comparati con quelli ottenuti negli stessi soggetti con il trattamento ortocheratologico.
Ma soprattutto ci piace dare rilievo ai contributi portati dai giovani neodiplomati in optometria. Monica Salan e Dimitrios Kardatos hanno presentato due poster sui lavori sperimentali effettuati per la loro tesi di diploma, relatore Laura Boccardo. Monica ha valutato l’utilità dell’uso degli occhiali a potere regolabile nel primo periodo di trattamento ortocheratologico, finché il risultato non si sia stabilizzato. Dimitrios ha cercato di rispondere alla domanda se davvero il diametro pupillare negli ametropi sia correlato con il tipo di difetto refrattivo. Infine Chiara Gori ha presentato, nella sessione free papers, il risultato di un lavoro sperimentale sul rapporto fra aberrazioni e qualità della visione nei pazienti sottoposti a ortocheratologia. Scopo di questo lavoro, condotto con la collega Theodora Nikolaidou sotto la competente guida di Laura Boccardo, era di valutare la correlazione tra le aberrazioni indotte dal trattamento ortocheratologico e la qualità della visione. Quest’ultima è stata misurata mediante questionari psicometrici associati con la qualità della visione e la qualità della vita, il QoV (Quality of Vision) e il NEI RQL-42 (National Eye Institute Refractive Error Quality of Life Instrument). Per confrontare le aberrazioni corneali e le aberrometrie totali prima e dopo il trattamento, sono stati utilizzati il topografo Scheimpflug camera SIRIUS e l’aberrometro OSIRIS della CSO. Dopo un mese di ortocheratologia tutti i pazienti presentavano un’acuità visiva senza correzione superiore a 10/10 con un valore medio di quasi 16/10 (0,18 logMAR). L’analisi delle aberrazioni corneali ha messo in evidenza un aumento del coma e dell’aberrazione sferica dopo il trattamento. L’esito del questionario di qualità visiva è molto interessante: indica come con il tempo i pazienti si adattino alla presenza delle aberrazioni indotte e le percepiscano sempre meno, e come pazienti con dati aberrometrici, di AV e con valori refrattivi molto simili, abbiano invece risultati molto diversi nei questionari di soddisfazione, due indicazioni importanti per chi esercita l’ortocheratologia. Un esempio di come dalla ricerca possano venire indicazioni importanti per la pratica clinica. L’intervento di Chiara è un esempio di come l’attività sperimentale che gli studenti dei corsi di optometria possono svolgere all’RSOO, innestata sulle conoscenze e competenze acquisite durante i corsi, giochi un ruolo positivo nella formazione dei nostri ragazzi, potendo innescare un circolo virtuoso che stimola allo studio, all’approfondimento dei temi fondamentali della scienza optometrica e della pratica clinica, e all’aggiornamento continuo.
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